24 marzo
Dopo otto giorni, malgrado lo spiegamento di forze non si registra nessun risultato. Si fa ricorso anche ai sensitivi come Gerad Croiset, le cui indicazioni non danno nessun esito. Al comitato operativo, istituito da Cossiga, che si riunisce ogni sera, vengono vagliate decine di informative prive di fondamento. A Torino viene ferito l'ex sindaco Giovanni Picco.
Lo stallo nelle indagini
Dal rapimento di Aldo Moro è passata una settimana, malgrado lo spiegamento di forze che vede impegnati anche reparti dell’esercito, ben pochi sono i passi avanti compiuti dagli inquirenti.
In mancanza di idee si procede attuando posti di blocco nelle vie e facendo perquisizioni inconcludenti seguendo le centinaia di segnalazioni che arrivano alle forze dell’ordine.
Dallo stallo delle ricerche, al di la dell’ottimismo di facciata, ne sono ben consapevoli anche i politici.
Fanfani nel suo diario proprio il 24 marzo scrive “il macchinoso apparato di polizia, carabinieri e truppe non riesce a concludere nulla”. Anche Andreotti due giorni dopo, nel suo diario, conferma “Lungo colloquio con Cossiga e Parlato. Gran buona volontà, ma il buio non si dirada”.
Il ricorso ai sensitivi
Per tentare di uscire dall’ impasse ci si affida anche al “soprannaturale.” Zaccagnini parla di “una speranza ed una gran fiducia in Dio”. Più prosaicamente le forze di polizia si affidano ai sensitivi.
Sempre Fanfani annota “Bartolomei mi dice che Piccoli attende che un radioestesista olandese precisi il luogo in cui Moro sarebbe, come lui dice, tenuto a Roma".
Si tratta di Gerad Croiset noto “paragnosta”. Un commissario dell’Ucigos, Augusto Belisario, viene inviato, addirittura due volte in Olanda per ascoltare i responsi del sensitivo.
La prima volta Croiset afferma che Moro è prigioniero in una casa su cui passano gli aerei. Diligentemente la Questura organizza una battuta nei pressi dell’aeroporto di Fiumicino, chiaramente senza esito.
Nella seconda “vaticina” Civitella Paganica. Anche in questo caso vengono perquisiti sia il paese che le vie di Roma senza alcun risultato.
Croiset, non è l’unico sensitivo “ingaggiato” per cercare di trovare la prigione di Moro.
Agnese Moro ha dichiarato «Le indagini andavano avanti in modo a dir poco discutibile; il Viminale ci mandava dei veggenti che ci chiedevano abiti indossati da papà. Cosi dicevano avrebbero scoperto la prigioni.»
L’unico intervento “soprannaturale” che sembra aver “collaborato” nella scoperta dei brigatisti è quello dello spirito di Giorgio La Pira, che, nella ormai famosa seduta spiritica del 2 Aprile 1978, indicò in “Gradoli - Bolsena”, la prigione di Moro. Al di la dell’aspetto folcloristico, la rivelazione del nome Gradoli nella villa di Zappolino rimane uno dei punti oscuri della vicenda Moro.
Le indagini del Comitato Operativo
Ogni sera alle 19:30 si riunisce il Comitato tecnico operativo voluto da Cossiga. Rileggendo, oggi, i resoconti giornalieri del brogliaccio, redatto dal sottosegretario Lettieri, si ha la sensazione di quanto le ricerche non seguirono nessun piano preciso ma si siano affidate ad iniziative estemporanee.
Il 17 marzo il generale Santovito, capo del Sismi e che risulterà iscritto alla P2, afferma «Nel gruppo che ha operato a Roma ci sarebbero 2 giapponesi e 1 tedesco occidentale.» Inaugurando il carosello delle presunte persone presenti in via Fani.
Il 22, Il generale Santovito, anche lui piduista, riferisce che «a casa di un sospettato è stata trovata la figlia di un senatore comunista con una pistola. E' stata denunciata a piede libero». Sottolinea che in merito c’e stato l 'intervento del senatore del PCI Terracini, non si sa bene per cosa.
Infine il 24 il dott. Fariello afferma convinto « « Il digos ricerca attivamente i terroristi». Non si capisce cos’altro dovrebbe fare!!!
Una delle occupazioni principali del comitato risulta invece essere il controllo della stampa.
Il 22 marzo Santovito “solleva il problema della stampa”. Anche il generale Rambaldi ribadisce “il vero problema è la stampa”. Lettieri infine afferma che bisogna avere un «atteggiamento deciso nei confronti di radio onda rossa.»
Il 23, Il Capo della Polizia, Parlato, "si lamenta della scarsa obbiettività della stampa.” Il giorno dopo “fa presente l'opportunità di metter sotto controllo i telefoni di alcuni giornali e agenzie di stampa.”
Negli ambienti dei giornali inizia a circolare la notizia dell’esistenza del comitato, tenuta fino a quel momento segreta. A sera esce una nota dell’agenzia Italia, chiaramente ispirata dal Viminale, in cui si afferma: In relazione alle voci diffusisi nel pomeriggio circa il conferimento dl un super incarico al sotto-segretario all'interno Nicola Lettieri, per il coordinamento di tutte le indagini sul rapimento Moro, secondo quanto risulta alla agenzia Italia, Lettieri ha mantenuto la delega delle questioni di polizia e, ovviamente, in questa veste presiede e coordina continuamente numerose riunioni di alti vertici delle forze dell'ordine, in particolare in questo delicato momento.
Il ferimento dell’ex sindaco di Torino Giovanni Picco.
Grande efficienza dimostrano invece le Brigate Rosse che a Torino portano a termine l’ennesimo ferimento. Ancora una volta ad essere colpito e un esponente della DC. E’ Giovanni Picco, sindaco di Torino per 18 mesi dal 1973 al 1975. I brigatisti lo hanno atteso sotto casa, al rientro per pranzo. Appena uscito dall’auto, una 500, i killers hanno iniziato a sparare. Secondo gli inquirenti i br, che hanno esploso ben 15 colpi, erano intenzionati ad uccidere. Picco, che è rimasto ferito ad una spalla, ad una gamba ed alla natica destra, deve la salvezza alla sua prontezza di spirito, infatti, visti i terroristi, si è gettato tra due auto, sottraendosi, in parte, alla mira dei killers.